sabato 9 luglio 2011

Alberto Conte: la libertà di... scrivere fumetti!

Conosco ALBERTO CONTE da diversi anni oramai. E ne ho sempre apprezzato la lucida e tagliente ironia, i giudizi e le risposte "senza peli sulla lingua", unitamente, è ovvio, alla capacità di scrivere fumetti non banali (U.S.S. e L'ultimo della lista, Magic Press). Oltre a invidiargli le spettacolari collaborazioni con Luca Rossi, artista dal segno indimenticabile. 
Per questo non mi sono fatto sfuggire l'occasione di una chiacchierata con l'amico Alberto in occasione di un duplice appuntamento: l'imminente uscita per il mercato francese de Le Fauteuil du Diable (Editions Clair de Lune), per gli immancabili disegni di Rossi, e l'odierna inaugurazione presso la Galleria Libreria dell'Arco di S. Margherita Ligure (Via dell'Arco 17, tel. 0185-285276) di una mostra dedicata appunto a LUCA ROSSI, con esposizione di alcune tavole tratte dalle storie frutto del sodalizio con Conte.
Notizia di servizio: la mostra sarà visitabile nei mesi di Luglio e Agosto.

E ora sotto con le domande. Buona "fumosa" lettura!

smoky man: È da un po’ di tempo che non si hanno tue notizie "italiane". Praticamente dai tempi del progetto con la Magic Press.
Alberto Conte: Non si hanno notizie di me, innanzitutto perché non sono importante, ma soprattutto perché aborro il continuo parlarsi addosso di alcuni autori italiani. Capisco la necessità di farsi conoscere, ma mi sembra triste comunque. Dovrebbero essere gli altri, tecnici e lettori a farlo. Sono poi fuori dai meccanismi editoriali italiani, praticando serenamente un percorso tutto mio, che può finire ad ogni volume. Tutto qui. Vi è poi da considerare l’aggravante che il mio punto di vista sulla sceneggiatura non collima con quello vigente nel mercato italiano. Per essere espliciti, se i complimenti reiterati degli editor Bonelli per la qualità della mia scrittura, si rivelano poi paradossalmente una chiusura, mi limito a recepire il dato. La SBE, però, vende ancora numeri importanti di copie quotidianamente e quindi sono io in torto.
Sia chiaro: ho la “fortuna” di poter scegliere altrimenti, non dovendo sbarcare il lunario con le sceneggiature, e quindi faccio esercizio di arroganza, bonariamente definita da Ivo Milazzo “consapevolezza dei propri mezzi”.

Un bel j’accuse… ma con la Magic come finì? Al tempo delle loro interessanti produzioni italiane la tua e di Luca Rossi doveva intendersi come una incursione nei “generi”: noir (Ultimo della lista), fantascienza (U.S.S.)… Che puoi dirci di quella vicenda?
Nessun atto d’accusa, in realtà, piuttosto una semplice constatazione dei fatti, sulla base del mio esperito. Allora mi indignai, quando un responsabile editoriale cercò di convincermi di una castroneria lapalissiana: un fumetto come Dampyr sarebbe stato assimilabile a Preacher. Adesso mi fa sorridere. Il progetto con Magic avrebbe dovuto articolarsi in tre volumi, in origine, ma dopo i primi due non abbiamo riscontrato le condizioni per proseguire con l’editore. Ci saremmo aspettati, fra le altre cose, un minimo di promozione, essendo un prodotto italiano e data l’ottima accoglienza di critica di entrambi i volumi, addirittura entusiastica per quello noir, ma abbiamo capito non sarebbe stato possibile ed abbiamo scelto di soprassedere. Luca era sulla rampa di lancio per la Vertigo ed io stavo sondando il mercato francese, che mi sembrava più adatto alle ambizioni “autoriali” del sottoscritto. Il resto è storia: Luca ha intrapreso il lavoro su House of Mystery ed io ho iniziato la collaborazione con Clair de Lune, grazie anche a Fred Bremaud.
Due tavole pulp da In the blues. Disegni di Luca Rossi.
Parlavi di Clair de Lune, quindi Francia. Per quel mercato hai fatto diverse cose in questi anni…
Clair de Lune è un piccolo editore francese con cui collaboro da un po' di tempo e con cui ho un ottimo rapporto di fiducia reciproca. Questo si è tradotto in un minimo controllo sui contenuti delle storie. Mi piacerebbe poter avere maggiore autonomia sul colorista, ma è da sempre un affaire particolare per la Gallia. Ho avuto la fortuna, però, di avere Andrea Piccardo sui primi due volumi con Luca Rossi e Romina Denti sull’ultimo (sempre con Luca): hanno fatto entrambi uno splendido lavoro di cui siamo tutti soddisfatti. Io per primo, essendo daltonico... I primi volumi che cito sono quelli già pubblicati in Italia con Magic Press ed in Francia con Clair de Lune (U.S.S. e L'ultimo della lista), mentre l’ultimo, che è uscito in queste ore, si intitola, La Sedia del Diavolo. Ho pubblicato due volumi per una serie SF: Codename Heroes for hire, con Vincenzo Acunzo. Ho pubblicato infine una storia sulla rivista Mono edita da Tunuè, dal titolo Ulisse con Stefano Biglia, ottimo disegnatore e grande amico, ed una noir sul numero di marzo della rivista Heavy Metal, ancora una volta con Luca e con Andrea, che si è occupato del lettering e dell’impaginazione: intitolata In the blues, dove tornano i miei amati Wops, che forse qualche lettore ricorderà (apparsi su UdL). Sto preparando anche diversi progetti: un paio di genere noir con Michele Duch, un talento che sorprenderà; un paio di progetti SF con Valentino Forlini (tra cui forse la prosecuzione della serie cui ha collaborato Vincenzo), ed infine un altro con Mick Bertilorenzi, non appena sarà libero dal suo impegno con la grande “M”.

Mi sembra che non te ne stia certo con le mani in mano... :) 
Parlaci de La Sedia del Diavolo, sarebbe l’horror, il terzo “genere” da esplorare… Di che storia si tratta? Come è nata?
Sono stato sinceramente sorpreso che il mio attuale editore francese, abbia fatto la proposta di un nuovo progetto con Luca. Molto merito va anche alla stima nutrita per quest’ultimo. L’idea è nata anni fa, a seguito di un weekend romano, durante il quale ho conosciuto la storia di questo edificio, sito nel quartiere Africano: ho cominciato così a documentarmi, leggendo testi di storia e di esoterismo, per dare maggiore credibilità alla vicenda. E’ rimasta a ronzarmi nella testa per parecchio tempo. E’ ancora una volta una storia che “usa” un genere, per cui la definizione di “horror” appare riduttiva in questo caso, per raccontare altro. Si potrebbe definire anche noir esoterico, ma in realtà ciò che mi premeva realmente, era l’opportunità di raccontare una storia attuale, ancorché ambientata nella Roma di fine Ottocento: un intreccio di ipocrisia, prevaricazione, manipolazione dei desideri e delle paure altrui. Unica pecca, la necessaria riduzione a sole 46 pagine, per pressanti impegni di Luca: tagliare chirurgicamente la prevista sceneggiatura di 64 pagine e mantenere la medesima efficacia non era un compito semplice. Ancora adesso mi chiedo se non ho combinato un disastro, in realtà. Il prossimo passo sarà trovare un editore italiano ed uno statunitense: visto lo splendido lavoro di Luca, sarebbe davvero deprecabile che i lettori italiani ed americani, già innamorati del suo stile davvero unico, non possano ammirarlo in quest’ultimo volume.
Copertina de Le fauteuil du Diable. Illustrazione di Luca Rossi.
Luca Rossi è un disegnatore straordinario. Come si articola la vostra collaborazioni artistica? Credo sia oramai piuttosto “oliata”…
Concordo con il tuo giudizio sul Rossi disegnatore e rilancio: è una persona fantastica; un ottimo compagno di bevute e di lavoro. Bilancia con il suo carattere zen la mia vena maniacale. Non sono mai contento della sceneggiatura e talvolta sono pignolo addirittura riguardo al lavoro di Luca, che è così comprensivo da passare sopra alla mia ossessività, oppure da correggere anche le ali alle mosche quando potrei avere ragione… La nostra collaborazione è davvero semplice, e con un talentuoso come lui non potrebbe essere diversamente: per fare un esempio, talvolta mostra nelle vignette cose che ho dimenticato di segnalare e questo è davvero una prova di grande sintonia fra noi. Gli sottopongo, come sempre, il plot e la caratterizzazione dei personaggi e successivamente lo sommergo con riferimenti fotografici per ambientazioni e personaggi cui fare riferimento. Comincio poi a macinare tavole, con il mio solito contorto procedere. Questo è il migliore lavoro di Luca, di una spanna sopra alle sue numerose opere, a mio immodesto parere: ha disegnato tavole sontuose, ricche e dettagliate, cogliendo ogni sfumatura della vicenda e dei caratteri dei protagonisti. Merito anche del ritmo lavorativo francese, meno frenetico dell’italiano e dell’americano. Un editore francese è disposto ad aspettare, pur di avere un prodotto migliore. Vorrei aggiungere che è ogni volta per me incredibile come riesca a rendere degno di lettura il mio delirare. Mi chiedo piuttosto come mai si ostini Luca a collaborare con il sottoscritto, ma credo sia un mistero da lasciare irrisolto. Almeno per il mio ego: mi cullo nell’illusione che dietro un grande disegnatore vi sia un grandissimo sceneggiatore. Come e se proseguirà il nostro rapporto lo dirà il tempo: fra i diversi generi da trattare con lui, mi rimane forse ancora un western alla Cormac McCarthy (ed io so quanto odi disegnare cavalli, ma quanto gli riescano bene), oppure riuscire a trovare un editore interessato agli Wops, personaggi assai cari ad entrambi e derivati dall’amore di entrambi per Torpedo, per cui ho già preparato materiale per almeno tre volumi…
 
 
Poker di Diable. Disegni di Luca Rossi.
Parlaci brevemente dei tuoi modelli di riferimento come sceneggiatore: il tuo stile non sembra riferirsi alla tradizione italiana, quanto piuttosto a modelli stranieri.
Ops: colpito ed affondato. Parlando di scrittori sono rimasto fermo a Pratt e Berardi, ma al tempo di Ken Parker. Credo ci siano ottimi professionisti in Italia, ma si rifanno a modelli diversi ed un poco datati per i miei gusti. I primi nomi a venirmi in mente sono Oesterheld, Abulì, Alan Moore, Warren Ellis, Grant Morrison, Garth Ennis, Pete Milligan, Jamie Delano. Autori che connotano decisamente ogni storia con stile inconfondibile e spunti originali.

Fai qualche nome di autori o opere lette recentemente che, a tuo parere, siano degni di menzione.
Ho letto Daytripper di Moon e Ba, che ho trovato entusiasmante; un’ottima edizione di Cerebus, già letto in originale; Batman 100 di Paul Pope; Camelot Park. Leggo in realtà soprattutto romanzi e saggi, che insieme ai film o ai serial televisivi stranieri forniscono spesso ottimi spunti narrativi. Preciso, però, per non sembrare una xenofilo ad oltranza, che leggo anche autori italiani, quali Massimo Carlotto, Valerio Evangelisti e Giuseppe Genna: ottimi scrittori e persone fuori dal comune. Devo ringraziare ancora una volta i primi due per la cortese (e gratuita!) disponibilità a scrivere l’introduzione dei due volumi editi da Magic Press. Con Giuseppe si era parlato di un progetto basato su un suo libro, ma credo purtroppo si possa considerare abortito. Mai dire mai, però: nel mondo del fumetto tutto può essere…

PS.: se non siete ancora sazi dei disegni di Luca Rossi fate un salto qui.

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