lunedì 1 dicembre 2014

opinioni sul fare fumetti... [9]

Un frame da Birdman, il film di Alejandro González Iñárritu.
A fine Ottobre la Marvel ha annunciato i suoi progetti cinematografici del... quinquennio 2015-2019! Per un commento dettagliato e, per di più, a fumetti, rimando all'inarrivabile Leo Ortolani (qui) che ben riassume i miei sentimenti di fronte a cotanto proclama (non che I Guardiani della Galassia non siano stati una visione divertente... ma come dice il saggio "il troppo stroppia").
Interessante invece il commento del regista Alejandro Gonzalez Inarritu sul tema cinema e supereroi. Ricordiamo che Birdman, l'ultimo film del cineasta messicano, con protagonista Michael Keaton (non a caso il primo Batman nell'adattamento datato 1989 opera di Tim Burton), ha a che fare con l'ossessione verso questa moda dilagante. La pellicola ha aperto la 71ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia il 26 agosto scorso e sarà nelle sale Italiane a febbraio del prossimo anno.
Ecco cosa dice Inarritu intervistato dal sito Deadline.
Deadline: In quale misura questa satira verso la fissazione di Hollywwod per i supereroi incide sulla possibilità che tu, prima o poi, possa girare un film di quel genere?
Alejandro Gonzalez Inarritu: Sarei una scelta terribile. Penso non ci sia nulla di sbagliato nell’essere fissati con i supereroi quando si hanno 7 anni ma credo che il non voler crescere sia una malattia. Le grandi multinazionali e i fondi d’investimento controllano Hollywood e tutto quello che vogliono è fare soldi su qualsiasi cosa significhi cinema. Quando investi 100 milioni di dollari e ne ricavi 800 oppure un miliardo è molto difficile convincere la gente. Dici loro: investi 20 milioni e ne ricaverai 80. Sarebbe davvero un affare fantastico ma loro di rispondono: “80 milioni? Ne voglio 800.” In pratica non c’è più spazio per fare bei film. Questa roba si sta prendendo tutto quello che c’è.   


Deadline: Non c'è nulla che ti piaccia nei film di supereroi?
Alejandro Gonzalez Inarritu: A volte mi piacciono perché sono lineari e semplici e vanno bene con i popcorn. Il problema è che talvolta pretendono d'essere profondi, basati su un qualche mito greco. E bisogna esser onesti e dire che sono film davvero conservatori. Vedo sempre che uccidono gente perché loro non credono in quello che tu credi oppure non sono quello che tu vorresti che fossero. Odio tutto questo e non mi immedesimo con questi personaggi. Sono come un veleno, un genocidio culturale perché il pubblico viene bombardato da trame, esplosioni e altra merda che non significa nulla su quello che vuol dire essere umani.
[L'intervista completa, in Inglese, qui]
Howard The Duck N.1.
Sempre tra cinema e fumetto, proprio mentre in questi giorni, dopo l' "apparizione" nel film dei Guardiani, si parla del rilancio di Howard il papero in una nuova serie Marvel a lui dedicata (vedi qui qualche dettaglio), mi ritorna in mente un passaggio sullo sceneggiatore Steve Gerber tratto dall'imprescindibile volume Marvel Comics. Una storia di eroi e supereroi di Sean Howe: "Ci sono persone che possono soltanto scrivere, perché è l'unica cosa che sono in grado di fare", dirà Mary Skrenes, l'ex co-sceneggiatrice e compagna di Gerber. "Steve, purtroppo, era uno di quelli. E tali persone dovrebbero sapere che i fumetti sono un punto di partenza, da lasciarsi prima o poi alle spalle. Ma a lui non piacevano né i cartoni animati né la televisione. A Steve piacevano i fumetti."
Ah... i fumetti, i fumetti...
A proposito... Gipi, in un breve estratto dalla lunga trascrizione, apparsa su Fumettologica a documentare l'incontro con Roberto Recchioni all'ultimo Komikazen, ha dichiarato: "Hanno sempre cercato di tirarmi dentro questa diatriba di graphic novel da una parte e fumetto seriale dall’altra, ma a me non è mai fregato nulla. Sono stato candidato allo Strega, ho fatto decine di interviste con gente che non riusciva a dire la parola fumetto, e io cercavo di fargliela dire in tutti i modi. Ma nemmeno perché a me freghi del fumetto, era una questione di sadismo. Loro non volevano dirlo, e io glielo facevo dire."
[Il pezzo completo può essere letto qui]
Fare fumetti... fare fumetti... Mirko Oliveri, direttore di Verticalismi, stila i 5 Obiettivi che l’industria del fumetto italiano deve realizzare adesso. Il primo inizia così: "1. Efficienza Economica. Per quanto sembri che moltissimi operatori del settore lo ignorino, i fumetti non si fanno per salvare il mondo, ma per fare soldi." Il resto di questa interessante cinquina potete leggerlo qui.
Copertina di Molly Crabapple per il suo graphic novel Scarlett Takes Manhattan.
Restando in tema di liste e... di Web, ecco la scrittrice e disegnatrice americana Molly Crabapple e le sue 15 regole per aver successo, come creativo, nell'epoca di Internet che si concludono con un lapidario: "Internet non salverà gli artisti. 
I social media non ci salveranno. Le aziende non ci salveranno. Il crowd-funding non ci salverà. Le donazioni non ci salveranno. I patron non ci salveranno.
Nulla ci salverà se non noi stessi e l'un l'altro.
E ora crea qualcosa di bello!
[Tutti i suggerimenti della Crabapple possono essere letti qui]

E si chiude come l'inizio: si veda l'immagine finale.

Adrian Veidt: Ho fatto la cosa giusta, vero? Ha funzionato, alla fine.
Dr. Manhattan: "Alla fine?" Niente finisce, Adrian. Niente ha mai fine.

Buoni fumetti a tutti!
Watchmen: illustrazione promozionale di Dave Gibbons.

2 commenti:

CREPASCOLO ha detto...

Coincidenza in un universo che non fuziona x caso, come sanno tutti coloro che sperimentano ogni mattina davanti allo specchio del bagno la sensaz di ruzzolare verso l'orizzonte degli eventi di una singolarità e precipitare fino al momento in cui la scimmietta tocca con il ditino il monolito ed innesca quel processo che ci porterà ad accendere mutui e carotar comete stamane ho visto uno zinzino della replica del Late Show with Letterman ed era ospite Michael Keaton che parlava del suo Birdman, senza tangere x nulla la questione dal punto di vista del mio amico ed ex allievo Alex al quale comunque dico che è ora di finirla di prendersela con il mio amico ed ex allievo Chris Nolan - recentemente lo ha fatto in modo diretto anche Chris Priest, lo scrittore di The Prestige, non lo sceneggiatore di Quantum & Woody -xchè al regista di Memento, Inception ed Interstellar dei ns amati picchiatelli in costume non interessa nulla e continua da sempre e senza sosta a proporre il suo particolare punto di vista che si sostanzia in una narrazione ipnagogica e direi anche crepascolare. I super eroi infestano cinelandia come prima di loro hanno fatto le pellicole ripiene di spie o di serial killers o di serial lovers. Tolgono lo spazio a film + maturi come tempo prima lo facevano i vari dottori Jones e signori Bond e signore Croft e signori Solo
( non nel senso di Bobbi ndr ).
Ogni stramaledetta stagione ha le sue sliding doors, il suo Full Monty o comunque il film, magari low budget , che butta a gambe all'aria il tavolo, restando nel tempo così che a distanza di anni ti ricordi del song di Baghdad Cafè e ti perdi nel deserto intorno cercando di salvare i bimbi di Nat Arizona dal Centauro Motorizzato dell'Apocalypse Now mentre Bob Duvall spiega al suo cavallo che la biada al mattino odora di Oscar. 'Nuff said.

smoky man ha detto...

@Crepascolo
'Nuff said! :D