mercoledì 20 agosto 2014

Frank Miller su Playboy

Qualche giorno fa è apparsa online - sul sito di Playboy - un'intervista in 20 domande a FRANK MILLER, autore che di certo non ha bisogno di alcuna presentazione.
Seguendo il consiglio datomi qualche tempo fa da un autorevole "excutive producer" di un noto sito dedicato ai comics ("You're free to translate portions of the interview, but no more than 40% of the interview is generally considered under the Fair Use Doctrine.") mi sono permesso di selezionare e tradurre cinque domande, e relative risposte, dell'interessante chiacchierata con l'autore de Il ritorno del Cavaliere Oscuro, 300 e Sin City.

L'intervista completa può essere letta qui. Buona lettura! ;)
PLAYBOY: Jessica Alba, che interpreta il ruolo della spogliarellista Nancy Callahan nei film di Sin City, recentemente ha detto: “Il sesso è sicuramente l'elemento che aiuta a vendere il film e, personalmente, mi va benissimo." Che ruolo ha il sesso in Una donna per cui uccidere?
MILLER: [Ride] È proprio una affermazione da Jessica. La storia principale è quella di un uomo la cui ossessione di una vita per una donna lo porta a fare cose orribili. È una trovata nuova per me. In genere l'impulso romantico conduceva i miei personaggi a essere più nobili. Ci sono due impulsi primari nella vita delle persone: il sesso e la violenza. È come in quella meravigliosa citazione di Hitchcock, quella in cui dice che il melodramma è come la realtà ma con tutte le parti noiose eliminate. Non è possibile raccontare una buona storia senza un conflitto e le migliori forme di conflitto sono il sesso e la violenza. Non chiedo certo scusa per le cose che faccio. È pieno di violenza e sesso anche nell'opera lirica e nella poesia epica.

PLAYBOY: Quando, a metà degli anni '80, hai iniziato a lavorare su Batman con il Cavaliere Oscuro lo hai reinventato come un vecchio e acido cinquantacinquenne, un cambiamento che tuttora influenza le sue versioni proposte da Hollywood. All'inizio pensavi che Batman fosse per te un personaggio troppo importante da gestire. Che cosa ti fece cambiare idea?
MILLER: Iniziò tutto con pensiero: "O mio dio, sto per compiere 30 anni e Batman ne ha ancora 29. Non è tollerabile. Lui deve essere più vecchio di me."
Per cui iniziai a pensare di renderlo vecchio tanto quanto la sua leggenda e l'idea del suo ritorno dopo un periodo di ritiro dalle scene è venuta di conseguenza. 

PLAYBOY: Hai descritto Sacro Terrore come un opera di “propaganda” secondo la tradizione di Thomas Paine e avevi predetto che avrebbe "offeso praticamente chiunque." Offendere la gente è mai stato uno degli obiettivi della tua carriera?
MILLER: Ci sono stati dei periodi in cui volevo dedicare la mia carriera a ferire oppure offendere la gente e altre volte in cui volevo essere d'ispirazione oppure raccontare una storia o disegnare uno specifico modello di automobile. Ricordo che quando sono arrivato alla Marvel e alla DC volevo dare uno scossone ai loro universi perché erano rimasti identici per così tanto tempo. Volevo essere un elefante in un negozio di cristalleria. E, ad un certo punto, durante gli anni '70, uscì Contratto con Dio di Will Eisner che mostrò come i fumetti potessero andare in libreria e avere la stessa vita di un libro e non svanire dopo una settimana dall'uscita.

PLAYBOY:  Il "marchio" d'essere un autore di fumetti è svanito?
MILLER: Spero di no. Spero che non lo perderemo mai. Mi è sempre piaciuto essere uno dei "ragazzi terribili". La gente preferisce parlare di fumetti usando la parola "graphic novel" oppure "storytelling sequenziale", un sacco di parole senza senso. "Graphic novel" sembra come se le cose che facciamo siano pornografia. Mi piace il termine "comic book" perché suona come qualcosa che puoi arrotolare e infilare nella tasca posteriore dei pantaloni. Mi piace la loro ingenuità. 
Uno dei motivi per cui apprezzo i film della Marvel è che sono divertenti. Molti dei film sui supereroi sono tronfi. Ad un certo punto, vedendo il film di Superman, tutto quello che potevo fare era una sua caricatura che diceva: "Salve, io posso volare e tu no." Al contrario Capitan America, Hulk e Iron Man sono uno squinternato gruppo di ragazzi, esattamente come i lettori. 
PLAYBOY: Molti lettori del Cavaliere Oscuro pensano che tu ami Batman e odi Superman. C'è qualcosa di vero?
MILLER: La serie del Cavaliere Oscuro è raccontata dal punto di vista di Batman. Ma se leggi il Dark Knight 2, ci troverai un Superman che è molto più calmo di quello della prima storia. Batman e Superman sono completamente opposti. Io amo Superman. Ma amo di più Batman? Non sono persone. Sono soltanto linee su un foglio di carta.

L'intervista completa può essere letta qui.

Le interviste precedenti:

5 commenti:

Orlando Furioso ha detto...

Non è che adori Miller, ma lo adoro quando dice cose come: "La gente preferisce parlare di fumetti usando la parola "graphic novel" oppure "storytelling sequenziale", un sacco di parole senza senso. "Graphic novel" sembra come se le cose che facciamo siano pornografia."

:-D

Come sempre, grazie della traduzione e della segnalazione!
Un carissimo saluto.
Orlando

Matteo Caronna ha detto...

Molto interessante l'intervista! D'accordo con lui praticamente su tutto, soprattutto sulla parte dei film marvel, graphic novel ecc..

"Mi piace il termine "comic book" perché suona come qualcosa che puoi arrotolare e infilare nella tasca posteriore dei pantaloni. Mi piace la loro ingenuità."

Stan Lee una volta disse una cosa molto simile.

smoky man ha detto...

@orlando
saluti a te, caro!

@Matx96
Grazie per la visita.

CREPASCOLO ha detto...

Crepascolino ha rischiato di chiamarsi Frenmiller ( o Giacchirbi ), ma temevo di complicargli la vita ogni santo giorno a scuola nel momento dell'appello.
La cosa del fumetto arrotolato nella tasca dei pantaloni mi ha ricordato una intervista a Ron Frenz in cui ricordava che un true believer ad una convention si fosse stupito del fatto che il cartoonist trattava così un albo in cui aveva disegnato il ritorno di Spidey dal mondo del Beyonder con il famigerato costume alieno senziente simbotico.

Concordo in buona parte con il papà di Elektra, ma ritengo che il sig. Miller sia ancora, fondamentalmente, un ragazzone di provincia, sano e ruspante, nella sua analisi dei due motori sesso & violenza.
La società ha, da tempo, inciso nei processi che scolpiscono le ns pulsioni primarie - incredibile dictu - e ci ha trasformati, gradatamente e inesorabilmente, in cyborgs eternamente connessi e perennemente alla ricerca dei ns 15 minuti di warholoniana attenzione. Non siamo nemmeno come il tizio che ha scalato la montagna perchè era davanti ai suoi occhi. Viviamo perchè il maggior numero di persone sappia che possiamo essere macchine a molla , per dirla con Scozzari, in grado di produrre sesso e violenza ( nei loro significati primari di interazione intima come scambio di informazioni e pressione ovvero interazione con l'universo che provochi una modifica sostanziale ).
Un autore, diceva Buzzati, dice sempre la stessa cosa e Frenmiller è un autore.
Saranno altri, probabilmente creativi che hanno studiato Miller, Moore, Morrison ed altri Mondi, a raccontare la ns mutazione. Nei fumetti e negli altri media.

smoky man ha detto...

@Crepascolo
Grande, come sempre! :)